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Pneumatici ricostruiti: i vantaggi per l’ambiente... e il portafoglio!

Pneumatici ricostruiti: i vantaggi per l’ambiente... e il portafoglio!

Scegliere pneumatici ricostruiti per i propri mezzi pesanti è senza dubbio un’ottima strategia per continuare a dar vita agli pneumatici di buona qualità prima che arrivino ad essere considerati fuori uso.

Secondo l’Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici (AIRP) grazie agli pneumatici ricostruiti, nel 2021 le aziende hanno risparmiato circa 60 milioni di euro.

A giovare di questa soluzione non sono solo le flotte di mezzi pesanti ma anche l’ambiente ringrazia: sono state 8.798 tonnellate di CO2 non emesse.

Ancora troppo spesso però la scelta di mantenere ottimi pneumatici ricostruiti viene scartata in  favore di un cambio gomme con modelli più economici.

Pneumatici ricostruiti: qualche mito da sfatare

1 - La ricostruzione pneumatici non è sicura

Questo è il primo mito ed il primo pregiudizio da cui stare alla larga: la ricostruzione degli pneumatici è un processo che i principali produttori effettuano direttamente sui propri prodotti o sulle carcasse di altre aziende.

Ecco allora che la verifica della qualità e i controlli su ogni carcassa sono stringenti e puntuali. Non solo: i dati immagazzinati in ogni processo fanno in modo di raccogliere una gran mole di informazioni, che portano dunque a migliorare costantemente il processo.

Un esempio concreto? Michelin esegue almeno 86 controlli su ogni carcassa prima di “promuoverla” come pneumatico ricostruito

2 - La ricostruzione pneumatici non aiuta davvero l’ambiente

Il procedimento di ricostruzione porta un enorme vantaggio in termini di risparmio emissioni ma anche di consumo delle materie prime: grazie agli pneumatici ricostruiti si riutilizza grande parte dei materiali d’origine e si risparmiano circa 50 kg di materie prime per ogni pneumatico ricostruito.

3 - Gli pneumatici ricostruiti sono tutti uguali

Falso, di nuovo. Le tecniche di ricostruzione sono due: a caldo e a freddo.

Se è vero che la prima fase (raspatura) di recupero materie prime dalla carcassa di vecchi pneumatici è uguale per tutti, le due tecniche poi procedono diversamente.

Nella ricostruzione a caldo la carcassa viene ricoperta da gomma cruda e posta in uno stampo di cottura che darà la forma definitiva allo pneumatico ricostruito. Questa fase di vulcanizzazione avviene esattamente in una pressa a 160 °C per circa un’ora e permette di sfruttare al massimo le prestazioni delle carcasse originarie.

Per la ricostruzione a freddo invece viene applicato alla carcassa precedentemente preparata un battistrada prestampato con la scultura già definita e poi sottoposto a vulcanizzazione in autoclave a 115 °C, per 3 ore.

È sempre importante ricordare che la qualità dello pneumatico ricostruito è del tutto paragonabile a quella dello pneumatico nuovo, se la carcassa di partenza è di buona qualità.

Fonte: https://www.sicurauto.it/news/pneumatici-auto/pneumatici-ricostruiti-tipologie-costi-e-vantaggi-per-lambiente/

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